SOLARIGRAFIA – Quando la fotografia è questione di tempo

LA SOLIGRAFIA

La Solarigrafia è una pratica fotografica basata sull’osservazione del percorso del sole nel cielo (che cambia in funzione della posizione geografica in cui viene realizzata) e dell’effetto sul paesaggio dato dal suo passaggio. Il tutto catturato da una particolare tecnica che combina la fotografia stenopeica e l’elaborazione digitale.

 

Ufficialmente la solarigrafia (nota anche come solargrafia) ha origine verso la fine degli anni ’90 in Polonia grazie ad alcuni esperimenti realizzati con lunghe esposizioni su carte fotosensibili e con la registrazione degli archi solari nel cielo ad opera di Paweł Kula, Przemek Jesionek, Marek Noniewicz e Konrad Smołenski sebbene siano noti alcuni primi tentativi negli anni ’80 ad opera di Dominique Stroobant.
Fu solo nei primi anni 2000 che la Solarigrafia divenne nota, grazie a Diego López Calvín, Sławomir Decyk e Paweł Kula che avviarono un lavoro fotografico globale e sincronizzato noto come “Progetto Solaris“.

Stessa immagine realizzata con la tecnica della Soligrafia e postprodotta

Fu un lavoro partecipativo, che mescola va arte e scienza, 

coinvolgendo nel processo partecipativo attraverso Internet persone interessate al movimento apparente del Sole, fotografandolo con fotocamere stenopeiche artigianali e materiale fotosensibile e sottoposto a lunghissime esposizioni del tempo.
Il “Progetto Solaris” prevedeva l’utilizzo di carta fotografica comune senza trattamento chimico , una fotocamera stenopeica e uno scanner per acquisire le immagini che avevano catturato lo spostamento del sole lungo il cielo con tempi di esposizione molto lunghi, da diverse ore a diversi anni.
Il lavoro solarigrafico più lungo pare sia durato otto anni: si avete letto bene… una esposizione stenopeica durata 8 anni.

La solarigrafia è un caso estremo di fotografia a lunga esposizione e l’uso non convenzionale di materiali fotosensibili è ciò che la rende diversa da altri metodi di acquisizione dei percorsi solari come le “eliografie” di Yamazaki.

 

MA COME FUNZIONA?  
Come avrete già dedotto, la Solarigrafia è una tecnica di derivazione pinhole/foro stenopeico basata sull’andamento della scia solare, la quale permette di catturare elementi statici nel tempo con una lunghissima esposizione: giorni, settimane o mesi.

Per realizzare tale tecnica è necessario creare una fotocamera stenopeica, in genere un contenitore a prova di luce come una lattina (colorata internamente di nero), con un piccolo foro centrale di circa 0,1/0,3 mm e carta fotosensibile/carta fotografica in B/N inserita internamente. Una volta preparata la lattina (il tutto avviene in camera oscura), non resta che coprire il foro stenopeico con un nastro isolante nero.

Per creare un’immagine solarigrafica, la fotocamera stenopeica viene posizionata in un luogo in cui riceverà la luce solare diretta per un periodo di tempo stabilito, come un davanzale o un tetto.
Lasciata in posizione, il movimento del sole nel cielo verrà impressa sulla carta fotografica.

La lattina/camera fotografica deve essere posizionata molto saldamente per evitare movimenti anomali dovuti dai cambiamenti atmosferici, come ad esempio, vento e pioggia.
Attenzione: il suo aspetto potrebbe anche catturare l’attenzione delle persone a causa della sua forma, venendo percepito come oggetto non identificato: piccolo ordigno/bomba.

Come già evidenziato, la particolarità della solarigrafia è mostrare le tracce del sole al suo passaggio nel cielo, quindi è necessario conoscere il tragitto solare per l’esposizione ed orientare la camera secondo i punti cardinali.
Il sole sorge ad est e tramonta ad ovest dove raggiunge la sua posizione più alta nel cielo durante il solstizio d’estate (21 giugno) e quella più bassa durante il solstizio d’inverno (22 dicembre). Tutto questo permette in base al periodo di esposizione di rilevare scie solari crescenti e decrescenti e allo stesso tempo anche scie sovrapposte.

Il passaggio finale è la digitalizzazione del negativo (carta fotografica contenuta all’interno della lattina) per mezzo di uno scanner, attraverso il quale viene effettuata una post produzione digitale: infatti si dovrà procedere alla negativizzazione per ottenere l’immagine positiva e portare fuori i colori latenti nella carta bianco e nero.

La solarigrafia può essere utilizzata per studiare la relazione tra il sole e la terra, nonché per documentare il paesaggio che cambia attorno alla fotocamera con immagini uniche e astratte che catturano la bellezza del mondo naturale. Ma non solo. Gli effetti quasi psichedelici che se ne possono ottenere renderanno paesaggi, orizzonti, ambientazioni surreali e fantascientifiche.

 

Articolo scritto in collaborazione con Matteo de Cillis

Il passaggio finale è la digitalizzazione del negativo (carta fotografica contenuta all’interno della lattina) per mezzo di uno scanner, attraverso il quale viene effettuata una post produzione digitale: infatti si dovrà procedere alla negativizzazione per ottenere l’immagine positiva e portare fuori i colori latenti nella carta bianco e nero.

La solarigrafia può essere utilizzata per studiare la relazione tra il sole e la terra, nonché per documentare il paesaggio che cambia attorno alla fotocamera con immagini uniche e astratte che catturano la bellezza del mondo naturale. Ma non solo. Gli effetti quasi psichedelici che se ne possono ottenere renderanno paesaggi, orizzonti, ambientazioni surreali e fantascientifiche.